Dal forbito studio dello studioso ungherese László Vári* ho appreso la singolare storia di una massona dell’Ottocento che vale la pena di riassumere brevemente in questo blog per farla conoscere ai lettori italiani. La famiglia Barkóczy era la più ricca tra i proprietari terrieri dell’Ungheria. In base ad una vecchia legge del diritto ungherese risalente al Medioevo, in caso di mancanza di figli maschi l’eredità passava al ramo collaterale della famiglia, pertanto Ilona, l’unica figlia del conte János Barkóczy, sarebbe stata deprivata dell’eredità, salvo stabilire da parte del padre, una primogenitura, che per privilegio reale lo status era quello di figlio, così che la mascolinizzazione” salvava le proprietà della famiglia per Ilona.
La contessa Ilona, dotata di ottima intelligenza, sviluppò studi di alto livello, fondando anche la Società storica ungherese; si interessò alle arti e alle scienze con la conoscenza di varie lingue, compreso il latino. Dal matrimonio con Béla Hadik, aiutante generale dell’arciduca Massimiliano (in seguito imperatore del Messico), ebbe ben sette figli. Nacque proprio in ambito familiare l’interesse verso la massoneria sia perché il nonno e lo zio erano massoni sia perché si dedicò con curiosità e passione allo studio di testi massonici avendo ereditato la biblioteca privata del suo prozio. Questa passione fu talmente forte che incominciò a pensare di entrare in una loggia massonica, che sebbene interdetta alle donne, poteva accoglierla per il suo censo, il suo patrimonio e la “mascolinizzazione” che le cancellava lo stato giuridico di donna.
Subì, quindi, la sorte delle donne emancipate, in quanto questa passione fu oggetto di polemica e lite col marito, che arrivò persino a rinchiuderla in manicomio, da cui ne uscì grazie al suo personale patrimonio ed alle sue relazioni sociali, tra le quali annoverava Ferenc Pulszky, che era pure suo parente e gran maestro della Gran Loggia di San Giovanni, le cui Costituzioni non facevano riferimento al genere maschile, quale requisito di ammissione in loggia. Pulszky la mise, pertanto, in contatto con Eugene Tabódy, maestro venerabile della loggia “Uguaglianza” della vicina città di Ungvár.
Nel frattempo, nel 1871 fu fondato da alcune logge di rito scozzese il Grande Oriente ungherese, che con relazioni alterne con la Gran Loggia di San Giovanni procedette all’unificazione nel 1886, dando vita alla Gran Loggia Simbolica d’Ungheria.
La contessa fu aiutata nel suo percorso per l’iniziazione da Pulszky, ma tre anni dopo Eugene Tabódy, chiese lumi al Grande Oriente come “comportarsi con la contessa” che era molto interessata all’esperienza massonica. Gli fu risposto dal vice gran maestro Tivadar Csáky, con chiarezza e completezza il motivo per cui non potevano essere ammesse le donne, e quindi anche la contessa. La motivazione addotta per il rifiuto conteneva una serie di stereotipi e pregiudizi, tra cui l’incapacità femminile a mantenere la discrezione, la vanità e la provocazione seduttiva oltre ad una curiosa esclusione al gioco delle carte, come se ci fosse relazione tra il tavolo verde ed il pavimento a scacchi. A seguito delle contestazioni di Ilona contro queste risibili argomentazioni, Csáky organizzò un incontro con la contessa, Tabódy, e Pulszky a Budapest, ove ripeté con quest’ultimo le ragioni dell’esclusione.
Nonostante ciò, la contessa nel gennaio 1875 presentò una domanda di ammissione al Grande Oriente, ove sostenne di aver giurato dinanzi a Pulszky di mantenere il segreto sui misteri massonici appresi dai libri (ma successivamente fu smentita dallo stesso gran maestro), e di vantare la sua “mascolinizzazione” con la quale aveva ottenuto l’indipendenza davanti alla legge, di credere con convinzione che i massoni di 33 gradi siano i vertici dell’Ordine, che aveva Ferenc Pulszky come gran maestro. Volle precisare nella sua domanda che c’era il caso precedente di Elisabeth Aldworth, ammessa in loggia dopo aver spiato una tornata rituale, e per dimostrare la sua capacità di far fronte agli obblighi economici della loggia, tirò fuori dalla borsa 500 franchi ungheresi, che offrì all’associazione Fröbel di Kassa, sodalizio massonico di beneficenza, gesto che fu successivamente considerato come un tentativo di corruzione.
Fu tutto inutile. Il 10 gennaio 1875 il Consiglio federale rigettò la domanda di ammissione, ma tuttavia Gyula Vezerle, uomo di fiducia della contessa, estraneo alla massoneria ma aiutato da Pulszky, che lo munì di tesserino massonico per accedere alle logge, riuscì a convincere per l’ammissione la loggia “Uguaglianza” di Ungvár, a 20 chilometri dal castello della contessa a Pálóc, dove il vice maestro venerabile Géza Mocsáry poté persuadere dieci maestri a dare voto positivo alla domanda della contessa. Così, fu fissata la data dell’11 novembre 1875 per la cerimonia di ammissione, che avvenne alla presenza di Pulszky e seguendo il consueto cerimoniale con il testamento morale, e le altre incombenze. Non potendo, ovviamente, richiedere al Grande Oriente il brevetto, Mocsáry pensò bene di farlo stampare.
Come risultò successivamente dal verbale di loggia, il gran maestro Pulszky non partecipò fisicamente alla cerimonia di iniziazione nel tempio, aspettando fuori, attento a non compromettersi, e presentandosi prima della chiusura dei lavori della tornata per salutare il celebrante Mocsáry. Era evidente che tutto si svolgeva senza alcuna pubblicità, contro le disposizioni del Grande Oriente. Lo scandalo esplose quando Eugene Tabódy, maestro venerabile della loggia ove era stata ammessa la contessa, , mandò una lettera confidenziale rivelando tutto al vice gran maestro Tivadar Csáky, che ovviamente informò il gran maestro George Joannovics, il quale costituì immediatamente una commissione d’inchiesta. L’indagine stabilì le varie responsabilità ma stabilì anche che tale questione non era di competenza del Grande Oriente. L’inchiesta concluse chiedendo l’espulsione del vice maestro venerabile e delle tre luci, e la sospensione di sei maestri, successivamente graziati. Ma fu un colpo duro per la loggia, che non si riprese più, tanto che di lì a due anni si sciolse. La sottile ambiguità di Pulszky pagò bene: la commissione comprese il suo comportamento pur senza prove per acclararne la responsabilità, ma Pulszky, al contrario, si prodigò, anche a seguito del caso di Ilona Hadik Barkóczy, per impegnarsi in vista dell’l’unione delle due grandi logge, di cui divenne gran maestro.
Tuttavia, nonostante fossero state sollevate mere obiezioni formali contro l’ammissione, l’iniziazione non fu annullata. Fu proibita l’ammissione della contessa in qualsiasi loggia, a pena di demolizione della loggia, fu disposto per la contessa l’obbligo di restituire il suo certificato non ritenuto valido entro dieci giorni, adempimento che si guardò bene dal soddisfare.
Lo scandalo fu ampiamente discusso dalla stampa, compresa la stampa massonica, ove apparirono opinioni contrastanti. In particolare, la rivista massonica viennese Freimaurer Zeitung trattò la legittimità dell’iniziazione in numerosi articoli. I sostenitori della legittimità dell’iniziazione della contessa facevano leva sulla Costituzione del Grande Oriente, la quale non conteneva requisiti di genere del candidato, e consentiva l’annullamento dell’iniziazione solo in caso di immoralità e immaturità intellettuale della persona ammessa. D’altra parte, la Contessa faceva riferimento ai poteri di sovranità della loggia per l’iniziazione, che può essere annullata solo in casi eccezionali dalla gran loggia, tanto che il Grande Oriente non aveva inficiato il merito ma addotto solo motivi formali. Inoltre, è evidente la contraddizione tra le rivendicazioni di emancipazione della contessa sull’affiliazione basate su un’istituzione feudale (la praefectio) e l’opposizione dei massoni basata sull’ideale dell’uguaglianza civica come derivante dalle loro consuetudini.
La convalida o meno della “mascolinizzazione” della contessa veniva associata all’antica questione dell’esclusione delle donne dalle logge, ovvero a cosa si riferisca in realtà la Costituzione di Anderson: il genere o la capacità di agire davanti alla legge?
Nota: Vári, László: The Curious Case of Helene Hadik-Barkóczy with the Freemasons, https://www.academia.edu/37541604/The_Curious_Case_of_Helene_Hadik_Barkóczy_with_the_Freemasons”