Con lo scoppio della Grande Guerra collassò la dialettica interna al Movimento Socialista Internazionale, sfociando come unica soluzione in una scissione tra l’ala massimalista rivoluzionaria e quella riformista, dando vita a Mosca nel marzo 1919 alla Terza Internazionale Comunista, organo gerarchico e centralizzato, le cui direttive erano cogenti per i partiti nazionali e l’intero movimento. Furono i delegati italiani Giacinto Menotti Serrati e Antonio Graziadei a proporre l’epurazione dei massoni dal partito alla commissione per l’elaborazione delle condizioni di ammissione all’Internazionale Comunista, anche se per difficoltà burocratiche tale argomento non venne discusso. Ma al terzo Congresso Lev Trotsky, secondo solo a Lenin, si incaricò di proporre la chiara interdizione ai comunisti dell’adesione alla Massoneria, per molteplici motivi: innanzitutto la segretezza rappresentava una specie di Stato nello Stato, motivazione che fu adottata anche dal Fascismo successivamente; la solidarietà, cardine del pensiero massonico, era l’antitesi dell’azione rivoluzionaria; lo spirito borghese e la ritualità, oltre alla citata segretezza, erano inconcepibili per la dittatura del proletariato.

Ludovic-Oscar Frossard

La tesi troschista fu approvata dal congresso. Nel successivo 1922 il quarto congresso trattò il caso francese in quanto molti comunisti appartenevano a Logge francesi, tra cui Ludovic-Oscar Frossard, membro della Loggia “L’Internationale” del Grande Oriente di Francia, segretario generale del Partito Comunista Francese, da cui uscì per creare il Partito Comunista Unitario.

Secondo Trotsky sussisteva una radicale incompatibilità con la classe borghese, di conseguenza, un militante comunista non poteva condannare la società borghese corrotta e abbracciare poi nelle Logge massoniche i suoi rappresentanti “strumento della grande borghesia”. Si concludeva dunque che

Dalle deliberazioni del IV Congresso si può infine leggere quanto segue: “È assolutamente necessario che gli organi direttivi del partito rompano tutti i ponti che portano alla borghesia e quindi effettuino una netta rottura con la Massoneria. L’abisso, che separa il proletariato dalla borghesia, deve venir portato a conoscenza del Partito Comunista. Una parte degli elementi guida del partito (il riferimento è alla situazione francese) ha voluto provare a gettare oltre questo abisso dei ponti mascherati ed a servirsi delle Logge massoniche. La Massoneria è la più disonesta ed infame truffa per il proletariato da parte di una borghesia indirizzata verso posizioni radicali. Noi ci vediamo costretti a combatterla fino ai limiti estremi.”

La conseguenza di questa decisione fu la messa al bando della Massoneria in tutti i Paesi comunisti, tranne Cuba. In Italia essa fu avversata dal neonato Partito Comunista d’Italia, nato nel 1921, diretto dall’Ing. Amadeo Bordiga, secondo cui bisognava avversare la Massoneria perché

La politica del partito e delle organizzazioni operaie veniva decisa in anticipo nelle Logge massoniche, che spendevano a tal fine non poco denaro, fornito dai loro affiliati borghesi. Lo scandalo fu più grande che altrove, ma il metodo era generale e veniva applicato nei confronti di tutto il Movimento Operaio Italiano.

La questione della Massoneria giunge a mostrarci quale utilità positiva vi sia sempre nel mettere della precisione nei nostri metodi di lotta. La pigrizia caratteristica dell’opportunismo riformista ci ha ficcato in testa, dopo d’allora, l’argomento secondo cui tutti i mezzi sono buoni ammesso che si sia socialisti, e che si deve penetrare anche nelle Logge massoniche per militarvi. Vediamo invece che, in quell’ambiente dominato dagli elementi borghesi, erano i socialisti ad essere influenzati e deformati nella loro ideologia di classe.